giovedì 9 aprile 2020

" GLOBALIZZARE " NEL PERIODO ANTICO (FINO 500 D.C)

STEP #08

Con l'obbiettivo di evidenziare la presenza del nostro verbo, seppur in maniera non direttamente esplicita, nel periodo antico, possiamo fare un collegamento con l'opera di Platone, intitolata "Protagora", all'interno della quale troviamo il Mito di Prometeo ed Epimeteo, di cui ne riportiamo un estratto.

"Riguardo alla giustizia e agli altri aspetti della virtù politica, quand’anche si sappia che qualcuno è ingiusto, se costui spontaneamente, a suo danno, lo ammette pubblicamente, ciò che nell’altra situazione ritenevano fosse saggezza - dire la verità - in questo caso la considerano una follia: dicono che è necessario che tutti diano l’impressione di essere giusti, che lo siano o no, e che è pazzo chi non finge di essere giusto. Secondo loro è inevitabile che ognuno in qualche modo sia partecipe della giustizia, oppure non appartiene al genere umano. Dunque gli uomini accettano che chiunque deliberi riguardo alla virtù politica, poiché ritengono che ognuno ne sia partecipe. "

(Platone, Protagora, 388 a.C, Mito di Prometeo ed Epimeteo)


L'intento del mito, secondo Platone, doveva essere quello di spiegare l'importanza della politica e delle leggi tra gli uomini.

A tal proposito, in quest'opera viene descritto l’incontro tra il sofista Protagora e Socrate.
Durante tale incontro, vengono toccate questioni fondamentali della democrazia.
Una di queste domande, fatte da Socrate, è:
"perché gli ateniesi sulle questioni di carattere tecnico prendono in considerazione solo il parere degli esperti, mentre sulle questioni di interesse comune lasciano che chiunque possa prendere la parola in Assemblea ? ".

La risposta di Protagora avverrà proprio con il racconto di questo mito, all'interno del quale si narra che il titano Prometeo (il cui nome significa «colui che riflette in anticipo») rubò il fuoco agli dèi per correggere l’errore di suo fratello Epimeteo (il cui nome significa «colui che riflette dopo»), che, incaricato da Zeus, aveva distribuito mezzi di difesa a tutti gli animali, lasciandone privo l’uomo.
Fu cosi Zeus a dover distribuire aidos e dike a tutti gli uomini, per garantire la solidarietà sociale.

E' proprio qua che intravediamo il collegamento con il nostro verbo.

Dato che tutti gli uomini avevano bisogno della cultura e dell'organizzazione politica, poiche' erano creature prive di doti naturali come artigli, denti e corna, e dunque diverse dagli altri esseri animali, 
Zeus volle rendere globale il dono della politica.
Si trattava di una virtu' tanto necessaria alla sopravvivenza sociale dell'uomo da venir distribuita senza distinzioni ad ogni individuo.

Protagora sostiene dunque, attraverso il mito, che il diritto di parlare in assemblea è fondato su una capacità che appartiene all’uomo e che consente a ciascuno di contribuire con il suo giudizio al bene comune.
Dunque, tali virtu' politiche non andavano viste come connaturate all'uomo, bensi' come qualcosa di sopravvenuto, qualcosa che gli é stato trasmesso in maniera consapevole.

Al prossimo post!

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