mercoledì 29 aprile 2020

IN EPOCA MEDIEVALE (500-1453 D.C)

STEP #12

Eccoci ad un'altra tappa fondamentale del blog!

Con l'obbiettivo di tracciare un percorso del nostro verbo nella storia, ora analizziamo l'epoca medievale, cercando di trovare riferimenti, seppur in maniera non direttamente esplicita, strettamente legati alla storia della tecnologia di questo periodo, spiegandone le relative applicazioni.

Un esempio diretto possono essere le grandi congregazioni religiose, come quelle dei domenicani e dei francescani, le quali arrivarono a globalizzare con "De Propaganda Fide", istituto tramite il quale si organizzavano le missioni.
Infatti, sappiamo bene che la globalizzazione, da un punto di vista culturale-religioso, avvenne sopratutto tramite l'azione dei domenicani, che, al seguito delle armate spagnole, arrivarono fino in Sud America, andando cosi a globalizzare una nuova cultura in un paese diverso.

Un altro riferimento diretto puo' essere rappresentato dalla nascita delle Abbazie Medievali, dato che esse rappresentavano veri e propri centri di cultura globalizzata. 

Una tra le storiche abbazie benedettine: Abbazia di San Gallo

L’abbazia nel Medioevo ebbe un ruolo fondamentale a cui oggi dobbiamo enorme riconoscenza. Furono soprattutto le biblioteche delle grandi abbazie, molte sorte ben prima dell’anno Mille, a conservare manoscritti di inestimabile valore che permisero anche in tempi cupi e difficili la sopravvivenza di una produzione culturale che altrimenti non sarebbe arrivata fino ai giorni nostri.

In periodo di guerra, e non solo, esse divennero, dunque,un sistema sociale e produttivo autonomo.
In un abbazia vi era di tutto: dal mulino al torchio, passando per la fornace.

Furono in particolare le abbazie benedettine e quelle sorte in età carolingia a rendersi protagoniste della grande formazione libraria che portò alla nascita di immense biblioteche.
E in quel luogo “sacro” del sapere del mondo cristiano emergono le figure dell’amanuense e del miniatore che negli scriptoria di tutta Europa trascorrono gran parte del loro tempo dando vita ad autentici capolavori che ancora oggi possiamo ammirare.

Volendone ricordare alcune tra le piu' famose, citiamo:

-l'Abbazia di San Gallo, in Svizzera
Il monastero venne fondato nel 612 come eremo e prese il nome da san Gallo un monaco irlandese che fu discepolo e compagno di San Colombano, futuro abate di Bobbio.

-l'Abbazia di Montecassino
Essa venne fondata nel 529 dal San Benedetto da Norcia.
Montecassino è conosciuto per essere un centro culturale vivissimo grazie all’azione dei suoi abati. Essi crearono e valorizzarono le biblioteche e gli archivi che conservarono alcuni degli esempi e delle testimonianze di maggiore raffinatezza e ricchezza relative alle scuole scrittorie e miniaturistiche.

Abbazia di Montecassino



-l'Abbazia di Bobbio
Essa è situata non lontano da Piacenza e venne fondata nel 614. E' conosciuta anche col nome di San Colombano poiché fu il monaco irlandese a fondarla nel 614. Sotto il suo ordine (Colombano fu uno dei maggiori artefici della diffusione del monachesimo irlandese ed il suo ordine poi sarà assimilato da quello benedettino) l’abbazia di Bobbio diventerà una Montecassino del Settentrione poiché resa celebre dallo scriptorium.

Abbazia di Bobbio




Al prossimo post!

giovedì 23 aprile 2020

AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

STEP #11

Rieccoci nuovamente!


E' ormai da 2 mesi che siamo totalmente immersi in una pandemia. Stiamo vivendo uno dei momenti economici piu' brutti successivi al dopoguerra del 1945, probabilmente il peggiore, come piu' volte ribadito da numerosi esperti.

E' dunque lecito porsi le seguenti domande:
" A rischio la globalizzazione ? "
" E' tutta colpa della globalizzazione ? "





Per cercare di rispondere, oltre a riportare la famosa mappa di tutto il globo fatta dalla John-Hopkins- University, riportiamo un articolo del quotidiano "il messaggero" e le parole di due opinion-maker come Alberto Mingardi e Carlo Stagnaro.
In entrambi i testi emerge l'attualissima contrapposizione tra il mondo globalizzato in cui viviamo e la pandemia che stiamo affrontando.

Come finirà questa storia, e soprattutto come la supereremo ?

Mappa:
https://gisanddata.maps.arcgis.com/apps/opsdashboard/index.html?fbclid=IwAR2u9BO3injBsVWe3_NVWH7q4oe9byEge_rQarMuPmELXBjxIhjrR4SQI54#/bda7594740fd40299423467b48e9ecf6


https://www.ilmessaggero.it/editoriali/alessandro_orsini/editoriali_alessandro_orsini-5119207.html


http://www.brunoleoni.it/il-coronavirus-e-la-globalizzazione



Al prossimo post!

mercoledì 22 aprile 2020

" GLOBALIZZARE " NELLA CINEMATOGRAFIA

STEP #10

Analizzando il nostro verbo da un punto di vista cinematografico, andiamo ad addentrarci in una delle sequenze filmiche piu' famose e celebri del mondo.

Stiamo facendo riferimento al film statunitense "Il grande dittatore". 
Si tratta del film statunitense del 1940 scritto, diretto, prodotto e interpretato da Charlie Chaplin. 
E' passato alla storia per la forte parodia satirica verso il nazismo e per la presa di mira diretta ad Adolf Hitler e al suo movimento, contemporanei al film. E' dunque considerato uno tra i piu' grandi capolavori del cinema. In Italia il film fu distribuito nel 1946 col titolo "Il dittatore", poi cambiato nel "Il grande dittatore" a partire dalla riedizione del 1960.

La scena che meglio si addice al nostro verbo è quella comunemente denomitata "la scena del mappamondo". 

In essa intravediamo il grande Charlie Chaplin, il quale nei panni satirici di Hitler, "gioca" con il globo, come se volesse conquistarselo tutto. Infatti, come ben sappiamo, l'intento di Hitler era quello di far prevalere la cosiddetta razza ariana nel mondo. Dunque, in altri termini, possiamo dire che Hitler voleva "globalizzare" il mondo da un punto di vista etnico.   
Con questa scena, diventa chiaro, dunque, il richiamo al nostro verbo. 

Ecco qua riportatone un breve estratto.
(al minuto 1:22, intravediamo esattamente la scena descritta)



" The Great Dictator ", 1940, Charlie Chaplin



domenica 12 aprile 2020

ARTI FIGURATIVE E NON SOLO

STEP #09


Francesco Guadagnuolo, "Il volto della paura", 2020, Teatro Europa di Aprilia (LT)

"Dopo la Sars, un nuovo spettro, il Coronavirus, vaga per il mondo come prima dimostrazione della globalizzazione".

Sono queste le parole pronunciate da Francesco Guadagnuolo, artista di fama mondiale, in occasione della presentazione del Progetto "EmergenzaRossa del Global-Art-Cultura-Coronavirus".
Si tratta di un' iniziativa mondiale per affrontare, da un punto di vista artistico-culturale, il Covid-19 e le crisi a lui connesse.

Nella scultura presa in analisi, e' evidente come emerga la condizione umana impaurita davanti alla recente epidemia, descritta ed immaginata come la conseguenza di un mondo fortemente globalizzato.

In generale, Francesco Guadagnuolo e' considerato il pittore che continua la ricerca del Realismo Italiano. I critici, infatti, sottolineano ed esaltano la sua capacità nell'aver intuito una nuova realtà trasfigurata dai media nell’era globalizzata, ossia un’arte che si attesti nel sociale e nelle dinamiche psicologiche e che sostenga criticamente il progresso.



https://www.eventiculturalimagazine.com/comunicati-stampa/francesco-guadagnuolo-presenta-progetto-emergenzarossa-del-global-art-cultura-coronavirus/

giovedì 9 aprile 2020

" GLOBALIZZARE " NEL PERIODO ANTICO (FINO 500 D.C)

STEP #08

Con l'obbiettivo di evidenziare la presenza del nostro verbo, seppur in maniera non direttamente esplicita, nel periodo antico, possiamo fare un collegamento con l'opera di Platone, intitolata "Protagora", all'interno della quale troviamo il Mito di Prometeo ed Epimeteo, di cui ne riportiamo un estratto.

"Riguardo alla giustizia e agli altri aspetti della virtù politica, quand’anche si sappia che qualcuno è ingiusto, se costui spontaneamente, a suo danno, lo ammette pubblicamente, ciò che nell’altra situazione ritenevano fosse saggezza - dire la verità - in questo caso la considerano una follia: dicono che è necessario che tutti diano l’impressione di essere giusti, che lo siano o no, e che è pazzo chi non finge di essere giusto. Secondo loro è inevitabile che ognuno in qualche modo sia partecipe della giustizia, oppure non appartiene al genere umano. Dunque gli uomini accettano che chiunque deliberi riguardo alla virtù politica, poiché ritengono che ognuno ne sia partecipe. "

(Platone, Protagora, 388 a.C, Mito di Prometeo ed Epimeteo)


L'intento del mito, secondo Platone, doveva essere quello di spiegare l'importanza della politica e delle leggi tra gli uomini.

A tal proposito, in quest'opera viene descritto l’incontro tra il sofista Protagora e Socrate.
Durante tale incontro, vengono toccate questioni fondamentali della democrazia.
Una di queste domande, fatte da Socrate, è:
"perché gli ateniesi sulle questioni di carattere tecnico prendono in considerazione solo il parere degli esperti, mentre sulle questioni di interesse comune lasciano che chiunque possa prendere la parola in Assemblea ? ".

La risposta di Protagora avverrà proprio con il racconto di questo mito, all'interno del quale si narra che il titano Prometeo (il cui nome significa «colui che riflette in anticipo») rubò il fuoco agli dèi per correggere l’errore di suo fratello Epimeteo (il cui nome significa «colui che riflette dopo»), che, incaricato da Zeus, aveva distribuito mezzi di difesa a tutti gli animali, lasciandone privo l’uomo.
Fu cosi Zeus a dover distribuire aidos e dike a tutti gli uomini, per garantire la solidarietà sociale.

E' proprio qua che intravediamo il collegamento con il nostro verbo.

Dato che tutti gli uomini avevano bisogno della cultura e dell'organizzazione politica, poiche' erano creature prive di doti naturali come artigli, denti e corna, e dunque diverse dagli altri esseri animali, 
Zeus volle rendere globale il dono della politica.
Si trattava di una virtu' tanto necessaria alla sopravvivenza sociale dell'uomo da venir distribuita senza distinzioni ad ogni individuo.

Protagora sostiene dunque, attraverso il mito, che il diritto di parlare in assemblea è fondato su una capacità che appartiene all’uomo e che consente a ciascuno di contribuire con il suo giudizio al bene comune.
Dunque, tali virtu' politiche non andavano viste come connaturate all'uomo, bensi' come qualcosa di sopravvenuto, qualcosa che gli é stato trasmesso in maniera consapevole.

Al prossimo post!

domenica 5 aprile 2020

UN SALTO NELLA POESIA

STEP #07

Dopo esserci focalizzati sulla Prosa, andiamo a scoprire la Poesia.

Un testo poetico dove emerge un profondo senso di mondo globalizzato, descritto negativamente con un tono fortemente acceso, e' quello composto da Giacinto Damiani,

Egli é il Presidente del Comitato Civico "Mastro Bruno", il quale é promotore di idee per lo sviluppo economico e socio-culturale di Serra San Bruno, piccolo paese calabro in provincia di Vibo Valentia.

Ecco qui sotto riportata la poesia:


“ La Globalizzazione?
tre figli,
padre ignoto,
così identificati:
“Mercato. Finanziaria.
Intelligenza Artificiale”
Più potenti di ogni armata.
Sono la notte dell’Umanità.
L’atomica? E’ superata.
Indagano, condizionano
pensiero, interessi,
di nazioni e continenti.
Controllano, decidono
dei popoli il destino.
Conducono le guerre
assai diversamente.
A semplice richiesta
danno in comodato,
energia, soldi,
intelligenza (artificiale).
Ci fan sentire ricchi,
colti e intelligenti,
esempio? “i derivati”
E noi?
da gran cretini,
come fossimo drogati,
non capiamo,
ci illudiamo.
Litighiamo ,
senza complimenti,
convinti d’aver tutto.

Ci sentiamo indipendenti,
ma siamo impenitenti
La globalizzazione finanziaria
Ci lascerà “il niente”
le basterà staccare internet
o solo la corrente.
Quando sarà tardi,
lo capiremo? Forse. “


https://ilmeridio.it/la-globalizzazione-in-versi-poesia-di-giacinto-damiani/

sabato 4 aprile 2020

" GLOBALIZZARE " NELLA LETTERATURA

STEP #06

Da un punto di vista letterario, possiamo collegare il nostro verbo al tema chiave della società dei consumi, la quale é stata oggetto di riflessioni di molti autori del Novecento.

Sul panorama letterario italiano, troviamo su tutti Pier Paolo Pasolini, considerato uno dei piu' grandi artisti ed intellettuali del XX secolo.

Pasolini fu attento osservatore dei cambiamenti della società italiana dal secondo dopoguerra fino alla metà degli anni Settanta, suscitando forti polemiche ed critici giudizi nei confronti della nascente società dei consumi.
Pasolini si batté, dunque, contro la società neocapitalista del "consumo" e del "benessere", società causata dall'avvenire della globalizzazione. 

Ecco alcune sue parole, scritte in “Sfida ai dirigenti della televisione”(Scritti Corsari), articolo apparso sulle pagine del Corriere della Sera il 9 dicembre 1973:

" Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. [..]. Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l'intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un'opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè — come dicevo — i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un «uomo che consuma», ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo."




                                      https://www.youtube.com/watch?v=DO81YUdMESw



mercoledì 1 aprile 2020

UNA RECLAME PER " GLOBALIZZARE "

STEP #05

Cercando di identificare il nostro verbo all'interno di una reclame, mettiamo in evidenza due video chiave.

Il primo fa riferimento al discorso fatto da Papa Francesco, in occasione dell'apertura dell'Expo di Milano del 2015, mentre il secondo si riferisce ad un appello solidale fatto da parte di Roberto Lorusso, un Ceo Target Navigator, in occasione del Natale del 2013.

In entrambi i casi, emerge un forte senso di solidarietà, inteso come il tentativo di unificare e globalizzare il mondo, non solo sotto un aspetto economico - finanziario, ma soprattutto da un punto di vista umano, stando cosi vicino alle persone piu' bisognose.